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E come Ecoansia: che cos'è e perché si lega al cambiamento climatico

4 gennaio 2024

Non è un’utopia ma una realtà concreta: incendi, alluvioni, terremoti - e tutto ciò che è causato dal cambiamento climatico  - può impattare negativamente sulle vite delle persone. Quando la crisi climatica comincia a incidere sulla salute mentale dei singoli si attiva un fenomeno sempre più diffuso e con un nome preciso: ecoansia (o ansia climatica).

 

Secondo gli ultimi dati di Google Trends per il 2023, visionati in esclusiva dalla Bbc, queste due parole hanno registrato un aumento drastico e significativo: a essere più colpite sembrano essere le donne che manifestano una preoccupata consapevolezza dei rischi legati al cambiamento climatico. Ecco cosa è emerso.

L’ecoansia come fenomeno globale 

Secondo Bbc, nei primi dieci mesi del 2023, in Portogallo le ricerche per “ansia climatica” hanno superato di 73 volte quelle dello stesso periodo del 2017.

Un numero altissimo legato anche al tipo di Paese in cui ci si trova, particolarmente segnato dagli effetti della crisi. Le ricerche per “climate anxiety”, invece, nei Paesi abitati da popolazioni anglosassoni sono aumentate in numero minore. Anche i Paesi nordici, come Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia, hanno dimostrato sensibilità al fenomeno: il 40% delle ricerche online hanno riguardato l’ansia climatica.

 

Questi risultati dimostrano come l’ecoansia sia un fenomeno globale che non conosce confini ed è presente anche in Paesi meno direttamente colpiti da catastrofi o criticità legate al clima. 

“Siccità”, in Italia la parola più cercata 

Legata strettamente al cambiamento climatico, la parola più cercata nel nostro Paese è “siccità”. Da nord a sud, questo fenomeno sta cominciando ad attraversare e a lasciare i segni su tutta la Penisola, creando ansia in diverse categorie di cittadini: da chi teme i razionamenti a chi con l’acqua ci lavora, come gli agricoltori.

 

Le ricerche su Google legate a questa parola sono aumentate del 387% rispetto al 2022. Mentre quelle su “cambiamento climatico” hanno registrato un +153%. Così come quelle sullo scivolamento del terreno (+121%) legato alle frane causate dalle alluvioni.

 

Per tutti questi motivi, investire concretamente sulla sostenibilità e su un modello economico circolare non mira “solo” a salvaguardare il Pianeta ma anche la salute di ognuno. 

La componente di genere dell’ecoansia: le donne sono le più colpite

Un sondaggio britannico di YouGov ha rilevato che la differenza più grande nei livelli di eco-ansia non è tra ricchi e poveri o tra giovani e anziani, ma tra uomini e donne. Circa il 45% delle donne partecipanti ha riferito elevati livelli di preoccupazione per il cambiamento climatico rispetto al 36% degli uomini. Ma quali sono le ragioni dietro a questa differenza?

 

Secondo UNWomen i disastri ambientali colpiscono maggiormente chi è più oppresso e le problematiche ambientali finiscono per consolidare il gender gap già esistente: la crisi climatica incrementa il rischio di avere più donne in povertà, più donne in pericolo, più donne sfollate per ragioni climatiche (secondo le Nazioni Unite sono già l'80%). Inoltre la minore presenza di donne in posizioni di potere nel mondo fa sì che la popolazione femminile abbia meno margine decisionale sulla crisi climatica. Inoltre, come ha spiegato al Guardian Rachel Howell, docente di sviluppo sostenibile presso l'Università di Edimburgo, "le donne hanno livelli più elevati di socializzazione nel prendersi cura degli altri ed essere socialmente responsabili, il che le porta a preoccuparsi dei problemi ambientali e ad essere disposte ad adottare comportamenti sostenibili". Costruire il domani sostenibile diventa una responsabilità sempre più impellenti, in termini di sviluppo sostenibile e inclusivo.

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