Il prezzo del gas - come quello dell’energia - ha toccato nelle scorse settimane cifre record.
L’impennata dei prezzi del gas, già iniziata prima della guerra in Ucraina, è stata amplificata dal prolungarsi del conflitto e dalla strategia sul gas messa in campo dalla Russia attraverso il colosso statale russo dell’oil&gas, Gazprom: i lavori di manutenzione attivati sul Nord Stream 1 hanno causato l’erogazione a singhiozzo del metano.
Eventi che preannunciano un inverno difficile: per questo in Europa si discute da diverse settimane dell’attuazione di un price cap, ovvero un tetto al prezzo del gas.
Il contesto italiano ed europeo risultano chiaramente incrociati perché - come aveva già indicato Mario Draghi - la soluzione in grado di abbassare la curva del prezzo del gas sarebbe l’individuazione di un tetto europeo, non limitato al solo metano assicurato da Mosca. A riguardo, già prima delle ultime elezioni politiche, il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani aveva espresso la necessità di proseguire in sinergia con l’Ue verso la strada del price cap e, in alternativa, di condurre l’Italia a proseguire da sola.
Tuttavia, il Consiglio straordinario dell’Energia tenutosi a Bruxelles lo scorso 30 settembre, non ha dato gli esiti sperati: l'introduzione di "un tetto del prezzo del gas all'ingrosso è un'opzione legittima, ma richiede un intervento radicale sul mercato, che richiede diverse condizioni non negoziabili che dovranno essere attuate prima che entri in funzione" ha argomentato la commissaria europea per l'Energia, Kadri Simson, al termine del Consiglio.
Nei prossimi giorni continueranno i confronti tra i ministri dell’Energia.