Green

"Sostenibilità è qualità", il rapporto di Fondazione Symbola e Ipsos lo conferma

28 aprile 2023

Alex Langer, uno dei padri dell’ambientalismo, nel 1994 affermava che “La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”. Quel momento sembra essere arrivato. A testimoniare che sostenibilità è sinonimo di qualità e che le persone pongono sempre più attenzione su questo tema è il rapporto “Sostenibilità è qualità” di Fondazione Symbola e Ipsos.

 

Sul binomio “sostenibilità-qualità” l’Italia rivela da tempo una sensibilità crescente che orienta anche le strategie e i comportamenti delle imprese più responsabili, convinte che l’impegno trasparente sulla sostenibilità sia un fattore fondamentale di produttività e competitività. Come emerge dal rapporto, nonostante la sostenibilità risulti familiare a quattro persone su cinque, le ricerche demoscopiche realizzate in questi anni mostrano che al costante aumento di interesse per la sostenibilità è seguita l’adozione di comportamenti virtuosi.

Nel loro piccolo i cittadini vogliono impegnarsi e portare cambiamento. Lo si vede dal maggiore impegno nella raccolta differenziata dei rifiuti, fino alle scelte di acquisto e di consumo volte al risparmio. Inoltre, i cittadini sono sempre più informati - più consapevoli e attivi - e quindi più disponibili a mettere in discussione abitudini consolidate, stili di vita e modelli di consumo non più sostenibili. La sostenibilità è un concetto percepito in modo sempre più trasversale: come sottolinea lo studio e il campione considerato, “l’essere sostenibile” non solo si pone alla base del benessere individuale ma anche sociale.

 

La metodologia della ricerca sulla sostenibilità

 

La ricerca realizzata da Ipsos e Fondazione Symbola ha consentito di mettere in luce i driver che sono alla base dell’affermazione della sostenibilità.

 

La popolazione presa in esame ha coinvolto circa un migliaio di persone nella fascia d’età tra i 16 e i 70 anni. La ricerca è stata condotta con delle interviste e utilizzando il metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), ossia la raccolta di dati fatta con la compilazione di un questionario via web fornito attraverso un link.

 

 

A una fase qualitativa-motivazionale -  in cui sono stati individuati trenta concetti correlati al tema -  è seguita una verifica quantitativa dove è stato chiesto a un campione rappresentativo della popolazione di esprimere il grado di accordo con ciascuno di essi.

 

Successivamente, mediante un’analisi statistica multivariata, sono state individuate le tre forze principali ed è stato misurato il contributo che ognuna dà alla percezione di rilevanza della sostenibilità. I tre driver sono, in ordine crescente di importanza:

 

  • L’etica: con un contributo pari al 6,5%, si declina nella propensione a rispettare l’ambiente, le persone e la società inducendo gli individui a migliorare il proprio modo di relazionarsi con il mondo.
 
  • La paura: con un contributo pari al 37%, riguarda i cambiamenti climatici e il futuro del pianeta spingendo le persone ad adottare comportamenti che limitino il proprio impatto negativo sul pianeta.
 
  • La qualità: con un contributo pari al 56,5%, riguarda la percezione di un prodotto sostenibile come migliore rispetto agli altri.

Sostenibilità non è rinuncia ma qualità: i risultati dello studio

 

La qualità, come emerge dai dati, costituisce il punto chiave che più degli altri influisce sulla percezione del concetto di sostenibilità: l’enfasi posta dagli individui sul tema rappresenta un vero e proprio cambio di prospettiva.  Oggi, più che rispetto al passato, concetti come green economy e economia circolare – strettamente correlati alla sostenibilità -  non evocano l’idea di “rinuncia a qualcosa” ma sono garanzia di benessere individuale, economico e sociale: la confermano le indagini portate avanti dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, in cui emerge come il crescente numero di imprese che hanno fatto investimenti green negli ultimi 5 anni abbiano registrato prestazioni migliori. Crescono di più, innovano di più, producono più lavoro.

 

Scegliere un prodotto sostenibile, dunque, conviene all’individuo, conviene all’azienda che lo produce e conviene all’economia nel complesso: 7 individui su 10 si dichiarano disposti a pagare di più per un prodotto sostenibile perché percepito di qualità superiore.

 

 

Insieme alla qualità, etica e paura rappresentano altri due importanti driver che sono alla base dell’affermazione della sostenibilità. L’etica rappresenta l’impegno a rispettare l’ambiente da parte delle persone e riguarda anche la tendenza a modificare il proprio stile di vita in senso più ecologico. In questa direzione, si conferma la maggiore attenzione e fiducia riservata alle imprese capaci di avere concreta progettualità in ottica sostenibile, con relativi parametri e strumenti di governance. La paura, invece, riguarda i cambiamenti climatici e il futuro del pianeta, portando all’adozione di nuovi atteggiamenti che possano tutelare il benessere della Terra: un’evidenza già emersa dal rapporto "Life in a Climate-Impacted Future” che stila le aspettative ma anche le azioni che i cittadini intendono attuare per fronteggiare il cambiamento climatico.

 

A mettere in relazione i risultati emersi spiccano indicazioni specifiche che indicano la rotta da seguire: tra gli aspetti su cui lavorare, infatti, lo studio indica la trasparenza circa i reali obiettivi di sostenibilità. La maggior parte delle persone (60%), infatti, ritiene sia difficile comprendere se un’azienda sia o meno sostenibile. In media le persone interpellate ritengono che soltanto un terzo delle aziende che operano in Italia siano da considerare socialmente responsabili. Non basta quindi dichiarare di operare in modo sostenibile, bisogna dimostrarlo in modo trasparente, nonché promuovere e valorizzare i sistemi di certificazione.

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